Sul fronte geopolitico, la tensione tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord ha toccato un nuovo picco dopo il lancio da parte di Pyongyang di un razzo, il diciottesimo nel 2017 e dalle potenzialità belliche elevate, sopra i confini settentrionali del Giappone, precipitato al largo dell’isola di Hokkaido nelle acque territoriali di Tokyo. Nei giorni successivi il leader nord coreano ha sfidato nuovamente gli Stati Uniti dando il via al sesto test nucleare con la detonazione di una bomba all’idrogeno modellata per poter armare un super-missile intercontinentale. Immediata è stata la condanna di Tokyo, Seul e Washington; nel botta e risposta trai due leader, Kim Jong-un Kim Jong Un ha minacciato: “Cancelleremo gli Usa” e Trump ha twittato: “Pronti a colpire”.
Ma l’estate si è rivelata calda anche per le vicende interne agli Stati Uniti. il Presidente Donald Trump ha dovuto, infatti, chiudere i due gruppi chiave di consulenti esterni (il “Manufacturing Council” e lo “Strategy & Policy Forum”) in seguito alle dimissioni di molte personalità del mondo dell’economia e della finanza americana che ne facevano parte. Diversi Ceo hanno infatti protestato apertamente alla troppo tiepida reazione di condanna del presidente in seguito ai fatti di Charlottesville in Virginia, in cui un’attivista ha perso la vita colpita da un neonazista durante una manifestazione anti-razzista. Inoltre l’annullamento del progetto di istituire un comitato delle Infrastrutture ha mostrato la fragilità del sostegno al Presidente Donald Trump e al suo programma elettorale. Non sono mancati anche eventi di politica internazionale ad infondere preoccupazione tra gli operatori come l’attentato di Barcellona.
In questo contesto, ad agosto, abbiamo visto il Dow Jones perdere in una sola giornata 1,24 punti percentuali, il delta giornaliero maggiore dallo scorso maggio quando gli occhi erano puntati sulle vicende Trump e Russia-gate. Nonostante le turbolenze internazionali e le calamità naturali, i principali listini globali ad inizio Settembre hanno toccato nuovi massimi riprendendo il trend rialzista che ha caratterizzato l’andamento da inizio anno. Nel mese di agosto mantengono un trend positivo anche gli indici emergenti, trainati dai recuperi di Brasile (+9% ) e Russia (+9%). L’analisi settoriale premia i tecnologici, nonostante la breve correzione registrata a metà agosto per i timori di bolla pronta a scoppiare in un settore molto costoso. Contributo positivo è giunto in particolare dal colosso Apple (+10% nel mese di agosto) che ha superato gli 800 miliardi di dollari di capitalizzazione e ha mostrato una trimestrale molto soddisfacente con un fatturato in crescita del 7% e un utile per azione in aumento del 17%. La nuova sfida della casa di Cupertino si chiama ora iPhone 8 e iPhone X, gli smartphone da oltre mille dollari appena presentati al pubblico.
Ma il clima di incertezza politica e i segnali accomodanti di politica monetaria hanno portato ad un generalizzato calo anche dei tassi governativi; nel mese di agosto le scadenze a 10 anni hanno registrato riduzioni di -17 bps per il Treasury, -18 bps per il Bund, -8 bps per il Btp, -6 bps per l’emissione giapponese.
I diversi discorsi estivi dei governatori delle principali banche centrali non hanno dato agli operatori di mercato dettagli precisi circa le intenzioni di revisione di politica monetaria. In occasione dei meeting di Lindau e durante il Simposio di Jackson Hole il presidente della Bce Mario Draghi ha indirizzato il suo discorso sull’efficacia dello strumento del Quantitative Easing, sottolineando che la banca centrale rimarrà vigile sui futuri sviluppi economici, rimarcando come l’inflazione sia ancora lontana dal target.
Nel meeting di Settembre la Bce non ha modificata la politica monetaria espansiva. Le attese erano concentrate su eventuali dichiarazioni circa l’impatto dell’Euro forte ed eventuali interventi per normalizzare il cambio verso il Dollaro. Draghi ha comunicato come il cambio Euro/Dollaro non sia un obiettivo della banca centrale, anche se l’attuale livello è stata una componente che ha modificato al ribasso le attese di raggiungimento dell’inflazione verso il target del 2%. Una minore probabilità di abbandono degli stimoli monetari ha portato ad una diffusa riduzione dei tassi di interesse delle emissioni governative europee. Il decennale italiano è tornato per qualche giorno sotto la soglia del 2%, il decennale tedesco ha sfiorato il floor di 0.30%.
Grande attesa era rivolta all’intervento del governatore Carney della Bank of England che dopo aver confermato l’attuale politica monetaria che vede tassi di rifinanziamento allo 0.25% e 435 miliardi di sterline del programma di acquisti, ha ventilato la possibilità di un rialzo dei tassi nei prossimi mesi. A sostenere questo possibile scenario un set di dati positivi: PMI Manifatturiero di agosto in aumento a 56.9 rispetto al precedente 55.1, sebbene il contributo positivo non sia stato in grado di avere un impatto positivo anche sul PMI Composito che è rimasto inalterato. Positivi anche i dati sull’inflazione mensile di agosto salita allo 0.6% e i dati sul mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione in diminuzione al 4.3% dal precedente 4.4%.
Positivo anche l’andamento del mercato dei titoli dei paesi emergenti e dei titoli corporate, che ad agosto ha visto l’ampio rialzo sia del comparto Investment Grade (+2.4%) che HY (+1.5%).
L’estate che ci lasciamo alle spalle, però, sarà anche ricordata per il ritorno dello “scontro” Euro-Dollaro. La debolezza del Dollaro statunitense è proseguita e nel mese di agosto la valuta USA ha raggiunto nuovi massimi dell’anno, superando quota 1.20 nel cross contro Euro, sui livelli di fine 2014. I fattori che stanno agendo sul tasso di cambio sono da un lato il calo del consenso nei confronti dei partiti populisti anti-euro, dall’altro i segnali di politica monetaria provenienti dalle banche centrali. Per quanto riguarda la Bce, il mercato è in attesa che vengano annunciati presto i dettagli dell’uscita dal programma di Quantitative Easing, mentre negli Stati Uniti la Federal Reserve sembra mantenere un atteggiamento ancora molto morbido sul tema rialzo dei tassi.
Nel Regno Unito, la pubblicazione dei dati sull’inflazione superiori alle attese, 2.9% su base annuale dal 2.6% del mese precedente e rispetto al 2.8% del consensus, hanno fatto volare la sterlina inglese. La divisa britannica ha recuperato rapidamente terreno dopo aver toccato a fine agosto il nuovo minimo dal 2009 contro Euro a quota 0.93. Il dato sui prezzi al consumo rende ancora più complicato il compito della Bank of England che deve districarsi tra le incognite della Brexit e una dinamica salariale che non tiene il passo con quella dei prezzi al consumo. Permane debole anche lo yen che si è deprezzato ulteriormente in scia all’andamento positivo delle borse essendo considerato dagli operatori una valuta rifugio. Il cross verso Euro si è portato sopra soglia 130, sui livelli di fine 2016.