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Scenari positivi. Rischi reali

Ad inizio febbraio si è verificata una brusca correzione dei principali mercati azionari globali per poi ripenderersi nella seconda parte del mese. L’indice S&P 500 è sostenuto da numerosi dati fondamentali che mostrano solidità: la maggior parte delle società hanno rivisto al rialzo le stime sugli utili , la percentuale delle azioni che hanno pagato dividendi è ai massimi. In Europa le stime sugli utili continuano a essere positive, sebbene i mercati azionari europei abbiano registrato una ripresa più debole. Sebbene lo scenario globale rimanga positivo, i maggior rischi sono: il rischio di una politica monetaria sempre meno accomodante che porterà ad un incremento della volatilità; il rischio di una guerra commerciale tra Usa e resto del mondo a seguito della possibile introduzione di dazi voluti da Trump; in Europa il rischio del crescente supporto ai partiti non europeisti come confermato dalle elezioni Italiane del 04 Marzo.

La stampa estera, commentando l’esito della tornata elettorale, ha parlato di fallimento europeo con la vittoria di partiti percepiti come antisistema. In realtà i mercati non hanno registrato movimenti di storno, evento giustificato anche dai lunghi tempi attesi entro cui un nuovo governo si insedierà in parlamento. Le prossime scadenze vedono la prima seduta delle camere in programma per il 23 marzo, fino ad allora il governo uscente rimarrà in carica per l’ordinaria amministrazione e i quotidiani potranno continuare a scrivere in merito alle diverse alleanze che si potranno prospettare per una governabilità del paese.

Sul fronte obbligazionario, all’indomani delle elezioni italiane, che non hanno visto un vincitore assoluto, i titoli governativi italiani hanno retto piuttosto bene, senza registrare movimenti eccessivi. Il tasso decennale continua a muoversi in area 2% e lo spread verso il bund tedesco si è posizionato sotto 140 bps, valori che rappresentano livelli medi registrati da inizio anno. Nell’ultima seduta della BCE Mario Draghi ha confermato l’attuale politica monetaria con livelli bassi di tassi di interesse per un lungo orizzonte temporale e il ritmo di 30 miliardi di euro di acquisti netti di attività fino a settembre 2018 o anche oltre se necessario.
Il mercato dei future sui Fed Funds sconta ora una probabilità pari al 100% di un rialzo dei tassi nella riunione di fine marzo, all’inizio dell’anno la probabilità era stimata intorno al 69%. Il decennale 10 anni usa ha toccato i massimi a 2.95% con una contrazione degli indici governativi Us da inizio anno di circa il 2%.
Dopo l’upgrade di gennaio da parte di S&P anche le agenzie Fitch e Moody’s hanno alzato il rating della Grecia con outlook positivo. La decisione giunge a seguito del miglioramento dell’economia, dei rischi politici in calo e dell’avanzo di bilancio superiore alle stime dei creditori.
Revisione negativa, invece per la Turchia, da parte di Moody’s in seguito al deterioramento delle condizioni politiche e l’erosione della solidità delle istituzioni.

Più in generale il quadro macroeconomico europeo emerso dall’ultima riunione della Bce appare positivo con il mercato del lavoro, i consumi e i risparmi delle famiglie e gli investimenti delle aziende in crescita. Le stime sul Pil sono in aumento al 2.4% per il 2018 rispetto al 2.3% previsto lo scorso Dicembre. Ancora poco convincente il trend inflativo confermato al 1.4% per il 2018.
Risultati positivi sono arrivati dal Regno Unito: l’indice PMI dei responsabili agli acquisti nel settore manifatturiero ha raggiunto 55.2 punti, leggermente sopra il valore previsto pari a 55 punti, l’accesso al credito per mutui in crescita, e per la prima volta da novembre i profitti per servizi sono cresciuti sia sul comparto professionale che aziendale. Non emergono, invece, novità positive sul fronte Brexit in particolare per la questione della frontiera irlandese e sugli accordi di commercio estero, questioni che nonostante il contesto macro positivo pesano sulla valuta ancora in peggioramento verso il dollaro e l’euro.

Scossoni nell’amministrazione Trump con le dimissioni del capo- consigliere Gary Cohn. La sua uscita è stata percepita con timore dagli operatori finanziari e dalle istituzioni internazionali, che considerano la sua assenza un via libera verso politiche di dazi nelle dinamiche di interscambio internazionale. Cristine Lagarde, del Fondo Monetario Internazionale, ha affermato che una guerra commerciale sarebbe terribile per la crescita mondiale; preoccupazione anche da parte dei leader europei, in testa a tutti la commissaria Ue al Commercio Cecilia Malmstrom che ha parlato di una lista di contromisure già pronta e in linea con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. Anche Mario Draghi nell’ultima conferenza stampa ha parlato di gravi rischi nella gestione unilaterale degli accordi commerciali. Il quadro macroeconomico americano rimane forte come illustrato dal presidente della Fed Jerome Powell che nel suo debutto davanti al Congresso ha parlato anche di ulteriori graduali aumenti dei tasso al fine di promuovere al meglio il raggiungimento di piena occupazione e inflazione stabile. Quest’ultima in frenata per fattori temporanei ma attesa vicino all’obiettivo del 2% entro fine anno in seguito all’aumento dei salari.
Novità rassicuranti provenienti dalle due Coree, in occasione dei Gioghi Olimpici invernali una delegazione della corea del Nord guidata dalla sorella di Kim Yo-jong è stata invitata alla cerimonia di apertura. Un evento storico se si pensa che si è trattato della prima visita in Corea del Sud di un membro della famiglia presidenziale della Corea del Nord dalla guerra coreana del 1950-1953. E’ seguito il recente viaggio della delegazione sud coreana a Pyongyang che ha portato ad un’apertura di Kim Yo-jong alla denuclearizzazione e alla normalizzazione dei rapporti.

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