Oggi si guarda al futuro con rinnovato entusiasmo, soprattutto pensando alla situazione economica dell’Europa e del Paese. Per la maggior parte degli italiani (il 54%) il peggio è alle spalle, la fine dell’emergenza sanitaria si prefigura sempre più prossima, tuttavia resta un complessivo senso di cautela pensando alla situazione economica personale. E’ quanto emerge dalla 21esima indagine “Gli Italiani e il Risparmio” realizzata da Acri insieme a Ipsos e presentata in occasione della 97esima Giornata Mondiale del Risparmio.
Più della metà degli italiani intervistati ha dichiarato di riuscire ad accantonare del denaro senza troppe rinunce (53%), sebbene questa percentuale sia in flessione rispetto allo scorso anno (58%), complice anche l’andamento dei consumi.
Il ritorno ad uno stile di vita più simile al passato induce un terzo degli italiani (33%) a vivere il risparmio con meno serenità, analogamente a quanto osservato nel 2019 (34%).
Il sondaggio rileva che oggi, per le famiglie italiane, risparmiare significa, da un lato, “tranquillità” (44%, seppur in lieve flessione rispetto allo scorso anno, 46%) – sentendosi autonomi qualora dovesse emergere la necessità di far fronte a imprevisti – e, dall’altro “poter aprire una finestra sul futuro” (33% vs 30% nel 2020). Al contempo tuttavia cresce l’associazione tra risparmio e senso di sacrificio (23% vs 21% nel 2020), soprattutto tra le famiglie che sono in difficoltà.
Rimane sempre molto alto, per quanto in calo rispetto allo scorso anno, il numero di famiglie che potrebbe sostenere spese impreviste per 1.000 euro (79% vs 82% nel 2020), mentre di converso il 42% degli intervistati (dato stabile rispetto allo scorso anno e in crescita rispetto al passato) non avrebbe problemi anche qualora le spese impreviste corrispondessero a 10.000 euro. Bisogna poi tenere conto che il 19% degli italiani nell’ultimo anno, non solo non è riuscito ad accantonare nulla, ma anzi ha dovuto attingere a quanto accumulato (15%) o accendere prestiti (4%).
Questi dati confermano una certa polarizzazione: se le famiglie in difficoltà sono stabili (18%), si riducono quelle che sono riuscite a risparmiare e prevedono di risparmiare nei prossimi 12 mesi (35% vs 41% nel 2020), lasciando spazio a famiglie che si trovano in una situazione intermedia, un po’ in bilico.
Per quanto riguarda la relazione tra risparmio e investimento, l’indagine evidenzia che si riduce la preferenza per la liquidità, che comunque catalizza ancora l’attenzione di oltre il 60% degli italiani. L’interesse dichiarato verso forme di investimento cresce progressivamente e lentamente nel tempo (37% vs 35% nel 2020), maturando negli italiani la convinzione che sia meglio investire il proprio risparmio, seppur in piccola parte (28%).
Un trend interessante che emerge dal sondaggio è una maggiore propensione verso strumenti finanziari più a rischio (14% vs 9% nel 2020), per quanto questo sia un approccio che caratterizza una porzione residuale della popolazione, che invece per la percentuale più alta continua a vedere negli immobili la scelta più sicura (32%).
Ad ogni modo, sono proprio la liquidità o gli investimenti finanziari più sicuri a lasciare spazio a quelli più a rischio. Questa dinamica è ancora più evidente tra coloro che hanno risparmiato (il 21% preferirebbe investire in strumenti finanziari più a rischio, vs 13% nel 2020). Tale maggiore propensione verso gli investimenti più rischiosi è frutto sia dei più alti rendimenti, sia della convinzione che il risparmio – e quindi il risparmiatore – siano sempre più adeguatamente tutelati da regole, leggi e controlli (50% vs 44% nel 2020). Tutto questo genera, di contro, una forte e crescente attenzione al rendimento, alla rischiosità dell’investimento e alla solidità del soggetto proponente.